Halloween – The Beginning

MTV ore 21:10

Il film mette in scena 5 secondi del più bel culo della storia del cinema. Copyright by Sheri Moon, moglie del regista Rob Zombie.

Comincia la recensione.

Come tutti voi ben sapete, Halloween nasce dalla simbiosi narrativa di Debra Hill e John Carpenter, che è anche il regista, ed è il precursore di un immaginario a sé stante, oltre a essere un capolavoro sin dall’inizio con la prima fantastica scena in soggettiva accompagnata dalla famosissima melodia in pianoforte che scimmiotta (in senso buono) il tema dei Goblin in Profondo Rosso. Il resto è storia: il successone nel mondo e gli infiniti figli generati, dai film direttamene collegati a quelli che si ispirano velatamente o meno. Questo ennesimo discendente è una sorta di remake-prequel, ma parlarne esclusivamente in questi termini è parecchio ingiusto, perché pur dimostrando una certosina devozione nei confronti dell’originale, è per tutta la prima parte molto personale, evitando coraggiosamente di ripetere una logica slasher ormai stantia. Distacco che si consoliderà prepotentemente, e fortunatamente, nel sequel Halloween II.

Chiaramente Michael Myers non diventa Harry Potter, assassino è e così deve essere e l’oretta che compone la seconda parte rimane lo slasher movie che ogni fan sognava fin dall’incipit. La differenza però la fanno i primi 40 minuti, dove ha modo di approfondire la genesi e dare il suo tocco di autore, quello visto nei suoi precedenti lavori. Myers è il male puro come in Carpenter, ma qui assume quasi la forma di un reietto, lasciando intendere con poche scene e qualche battuta che, come i Firefly ne La casa del diavolo, dato il suo vissuto non poteva che essere questo e nient’altro. In questa direzione si innesta il cambiamento nella caratterizzazione del dottor Loomis, che da buono diventa per larghi tratti il vero cattivo della storia, colui che sfrutta il caso tragico per acquisire fama e denaro (scelta che porterà avanti nel seguito). Inquietante e fuori controllo è Michael come lo è ciò che lo circonda: ipocrisia e indifferenza formano il terreno adatto per un serial killer che ha il tempo di coltivare le sue manie omicide e quando ne ha l’occasione uccide chiunque si trovi davanti praticamente indisturbato. E quasi ci speri, visto lo spaccato della società che il film offre, specie per quanto riguarda le nuove generazioni.

È un horror quindi che ci dà profondità alle quali non siamo abituati ormai, mantenendo inalterato il modus operandi del genere. Se questo non vi basta, ci sarebbero comunque quei 5 secondi di arte pura.

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