Archivi categoria: Il cinema in sala

Top Twenty 2015

Siccome si suol dire “come spendi, mangi”, il super gratuito Mixcloud mi permette solo di inserire una tracklist senza il minuto corrispondente all’inizio di ogni traccia (la lista appare dopo aver cliccato play). Quindi vi scrivo qui tutte le info, in modo che possiate passare direttamente al film che vi interessa senza sorbirvi 3 ore di sproloquio inutile e soporifero. Ah, ovviamente dovete farlo “manualmente” muovendo il cursore temporale del player sottostante.

P.S. Parlando de La storia della principessa splendente è uscita dalla mia bocca la parola “surrealismo”. Non ci azzecca una mazza. Fate finta di non averla sentita.

P.P.S. Di alcuni film sono riuscito a parlarne in modo decente e pulito, su altri mi sembrava di essere alle interrogazioni di latino delle superiori, quindi “ehm” a grappoli e giri di parole per prendere tempo e scavare nella memoria in attesa della campanella salva-vita. Perdonatemi.

(P.)³S. In fondo all’articolo vi metto anche il link per il download. Only for bravehearts.

Parte 1

Intro 00:33

Menzione sui film già consigliati sul blog 46:45

  1. Mad Max: Fury Road 07:16
  2. Humandroid 20:18
  3. Calvario 31:40
  4. Fuochi d’artificio in pieno giorno 38:10
  5. Ex Machina 49:55
  6. The Lobster 57:30
  7. Mr Holmes 1:06:35
  8. Jimmy’s Hall + Special Mentions 1:20:40
  9. Gemma Bovery 1:37:00
  10. La storia della principessa splendente 1:44:15

Parte 2

  1. Una nuova amica 00:28
  2. Tutto può accadere a Broadway 12:53
  3. The Rover 21:00
  4. These Final Hours 27:12
  5. Sils Maria 32:30
  6. Le streghe son tornate 39:00
  7. Storie pazzesche 42:38
  8. ’71 47:00
  9. Goodnight Mommy 55:37
  10. Non essere cattivo 1:00:28

Titoli di coda 1:09:03

Top Twenty 2015 – Parte 1 (download link Mediafire)

Top Twenty 2015 – Parte 2 (download link Mediafire)

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Giorno 3

Cold in July | Diamante nero

Mi hanno fregato, ma è una cosa positiva.

Preparavo con distratta dovizia la lista dei migliori (per me) film del 2015. Anche se poi migliori in assoluto non sono, visto che più o meno i criteri di scelta seguono quelli dei consigli televisivi che propongo saltuariamente. Ma questo lo dirò meglio in separata sede in un giorno nel prossimo futuro ancora da decidere. Preparavo un “best of”, dicevo, ed ero arrivato a scremare fino a 15, un numero che ritenevo accettabile. Sfortuna vuole che potrei dover fare una modifica, visto che due dei quindici andranno in onda in tv oggi e domani. Il fatto che per una volta la televisione passi un film recente, anzi recentissimo, non è un male e in aggiunta non dovrebbe compromettere per niente la stesura della lista, visto che si tratta pur sempre di pellicole di quest’anno. Se non fosse per il fatto che ho provato a scegliere i film anche in base alla scarsa accoglienza avuta nelle sale, convinto di poter essere, almeno nello spazio volatile della pagina di un blog, come Gesù nel tempio. Tutto crolla nel momento in cui arriva il mezzo televisivo a garantire una distribuzione capillare in tutta la nazione, anche se sarà da valutare la crescita di quell’accoglienza di cui parlavo poc’anzi.

Troppe brutte parole per dire una cosa sola: anticipo il consiglio di Cold in July (stasera su Rai4) e Diamante Nero (domani su LaEffe) a oggi e nel “best of” di fine anno ci saranno due sostituti. Potete saltare tranquillamente il paragrafo precedente, vi farà solo perdere trenta secondi della vostra vita.

Cold in July sfugge alle etichette: parte che sembra un classico thriller, volge al revenge movie e finisce quasi come un racconto pulp. Una contaminazione di generi molto eterogenea, tanto che a un primo sguardo sembra essere un collage di più film, oppure lo stesso film che va incontro a un percorso di degenerazione (positiva) inesorabile, dalla rigorosità dei primi minuti verso una follia anarchica crescente. Come il protagonista, un uomo qualunque dalla vita ordinaria che si lascia trascinare consapevolmente verso il baratro. E ancora una volta si finisce con l’acquisire la consapevolezza che l’inferno è l’habitat naturale tanto dell’individuo quanto della “civiltà”, mentre la vita tranquilla dell’incipit è solo una patina sbiadita, un nascondiglio falso e fallace, destinato a scomparire e far spazio a ciò che più rappresenta il genere umano. Chissà perché mi è piaciuto.

Con Diamante Nero si passa a tutt’altro stile, eppure si finisce sempre sullo stesso argomento: la società nemica dell’uomo. Il protagonista diventa donna, il percorso più intimo: dalla cieca e obbligata osservanza di regole sessiste, classiste e razziste all’evasione, alla conquista di una libertà che si rivela un anelito, e come tale è destinato a scomparire. A ogni piccolo passo verso quel traguardo tanto sognato segue sempre un pugno nello stomaco che riporta la piccola Marieme alla triste e cruda realtà. Le gioie rubacchiate da un’amicizia solidissima e i dolori causati dal maschilismo e dalla vigente legge della sopraffazione del più debole saranno il suo banco di prova, la sua battaglia al termine della quale capirà che la libertà non sta nel cercare pericolosi e trasgressivi “sì” ma nell’avere la forza di dire un semplice e innocuo “no”.

Scusate, ma torno a scandagliare l’annuario per trovare due new entry.

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Giorno 1

The Lobster

Ho avuto la fortuna di scoprire Lanthimos ad un ciclo di incontri sul cinema greco. Non ne avevo mai sentito parlare, e forse è stato un bene, perché ho potuto apprezzare i suoi film senza filtri, se non quello del ragazzo (molto bravo) che ha introdotto il suo cinema, lasciando però alle nostre menti ampi margini di libera critica personale. Kinetta è un lavoro un po’ acerbo a tratti, ma già si nota che Yorgos è una persona che ha (più di) qualcosa di non banale da dire al mondo. Kynodontas è un pugno nello stomaco, nel senso più positivo possibile, ti stordisce con con quell’ironia malinconica che mette a nudo colpe, dubbi, errori individuali e sociali. Senza mai eccedere in enfasi. Arrivando sempre dritto al punto evitando di assolvere o condannare completamente alcun personaggio, con una forma che non è mai virtuosismo. Alpeis è il lavoro della maturità. Nel precedente film aver circoscritto la vicenda in un microcosmo lontano dal nostro quotidiano permette allo spettatore in qualche modo di provare empatia, ma osservando da lontano. Qui la storia si snoda tra le strade di una comune città, in una palestra, tra le mura di una normalissima casa in un tranquillo quartiere. Ogni emozione si annulla, perché i protagonisti provengono dal nostro mondo, vivono vite vicine alla nostra, sono cresciute sotto le nostre stesse regole. Difficile guardarlo con distacco e, di conseguenza, difficile ammettere in toto la bellezza del film.

Con The Lobster sfonda la porta. Utilizza elementi ignoti al suo cinema, ma più vicini all’idea comune (musica extradiegetica, voce fuori campo, ironia più di grana grossa) e si rende accessibile. Per qualcuno possono essere dei difetti, per me sono la svolta per una possibile consacrazione. Come lo sfondare una porta. Può suscitare fastidio, ma se presa nell’ottica di un’emergenza è una manna dal cielo. L’emergenza di faticare a trovare un’aria nuova, ma pulita in un cinema stantio, che da una parte si riempie di remake e baracconate da circo, dall’altra di infarcisce di pathos e retorica, si autocelebra dimenticandosi del carattere divulgativo, rimanendo confinata in una nicchia d’oro, ma inaccessibile. The Lobster è tra i migliori film dell’anno perché si respira cinema in ogni scena, perché c’è voglia di raccontare e farsi raccontare, perché non cede al gusto comune, ma lo adatta al suo stile. Una fotografia immensa e Colin Farrell nel ruolo della vita completano l’opera.

I protagonisti dei film di Lanthimos siamo noi. E la cosa triste è che non ce ne siamo ancora resi conto.

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